di Maddalena Ferrari
Premiato a Venezia 2009 dai critici cinematografici, oltre che dai cattolici, ma anche dagli atei e agnostici, racconta la storia di una ragazza costretta dalla paralisi su una sedia a rotelle, insieme ad altre storie, nel vasto mondo del santuario, la cui cornice architettonica, grandiosa e quasi tentacolare, si inserisce in quella naturale, molto suggestiva, delle pendici e delle valli pirenaiche.
Jessica Hausner ci fa letteralmente entrare in quella realtà da lei studiata a fondo, con lo sguardo distaccato della documentarista, seguendo in tempo reale una ritualità che investe non solo le cerimonie religiose, ma tutti i momenti del vivere quotidiano, organizzati e calcolati in ogni particolare, dai pranzi agli svaghi, fra pietà e cinismo. Sfilano davanti ai nostri occhi le miriadi di pellegrini che partecipano ai grandi eventi, come ai riti più intimi; le lunghe code; le accompagnatrici e le infermiere; i cavalieri di Malta, che, con la loro divisa elegante, introducono in quell’ambiente asettico e asessuato un elemento di turbamento erotico; e il clero, cauto sul riconoscimento delle “guarigioni”, irrigidito nella gestualità liturgica, o colto quasi fuori di scena, come quel prete che chiacchiera in un gruppetto ed ha sempre una risposta per tutte le domande, mettendo le mani avanti: “Innanzitutto bisogna guarire l’anima”; “Dio è libero e la sua volontà sfugge alla comprensione umana”…
Ma c’è contraddizione tra affermazioni del genere ed il desiderio degli infermi, con i corpi prigionieri della malattia: loro aspirano alla guarigione fisica . Intorno a questo nodo si animano passioni, invidie, egoismi, maldicenze.
La protagonista Christine, interpretata dalla bravissima Sylvie Testud, biondina minuta, riconoscibile dall’inseparabile cappellino rosso, suscita l’interesse di uno dei “cavalieri”, provocando la gelosia della sua infermiera; proprio a lei ( inspiegabilmente, si mormora in giro ) capita il fatto straordinario: comincia a muovere mani e braccia e una notte si alza dal letto.
Le verifiche mediche sono meticolose e poco incoraggianti: può essere un miglioramento temporaneo, dopo il quale tutto tornerà come prima. Ma intanto lei continua a stare in piedi e, appoggiandosi al bastone, partecipa ad una escursione in montagna.
E si arriva alla festa, dove verrà proclamato il pellegrino dell’anno, titolo che sarà attribuito proprio a Christine. La giovane si fa coraggio e invita il “suo” cavaliere a ballare. Ma, ad una giravolta che lui le fa compiere, lei cade. Il compagno l’aiuta a rialzarsi, ma l’incanto si è spezzato: vergogna, imbarazzo, la pesantezza della realtà fanno allontanare l’uomo. E lei, che pure riesce a stare ancora in piedi, alla fine si siede sulla sedia a rotelle, che prontamente l’anziana sua compagna di camera le aveva avvicinato dopo la caduta.
Finale bellissimo, gelido e ambiguo. Tutto rimane irrisolto, la storia della protagonista, come quella delle persone che le stanno intorno; tutto rientra in quello spazio, in quel tempo, da cui la regista ha estrapolato con discrezione pezzi di vita, preferendo l’allusione al racconto.
LOURDES
di Jessica Hausner
Sceneggiatura: Jessica Hausner
Soggetto: Jessica Hausner Jessica Hausner
Personaggi:
Sylvie Testud (Christine)
Léa Seydoux (Maria)
Gilette Barbier (Signora Hartl)
Elina Löwensohn (Cécile)
Bruno Todeschini (Kuno)
Gerhard Liebmann (Nigl)
Irma Wagner (pellegrino)
Montaggio: Karina Ressler
Fotografia: Martin Gschlacht
Scenografia: Katharina Wöppermann
Costumi: Tanja Hausner
Musiche: Uve Haubig
Austria 2009. Durata: 99 min.