“Amabili resti” di Peter Jackson

di Gianni Quilici


Amabili_resti---05Vedo “Amabili resti” ed alla fine uscendo penso che sia un film che voglia nel profondo circuire lo spettatore dall’esterno, avendo comunque Peter Jackson un indiscutibile talento visionario per poterlo fare.

Leggo le recensioni di quotidianisti: alcuni entusiasti ( Alberto Crespi, Gian Luigi Rondi), altri con qualche riserva ( Valerio Caprara, Paolo Mereghetti); leggo poi una rivista come “duellanti” più o meno sulla stessa linea.

Mi sbaglierò ?” mi chiedo.

Tratto dal best-seller omonimo dell’americana Alice Sebold (edizioni e/o) ha un’originalità che il film riprende dal romanzo: l’io narrante è una ragazzina 14enne morta, che racconta la sua storia, in quanto continua a vivere in una sorta di “terra di mezzo”, da cui osserva dopo essere stata violentata e uccisa, il dolore della propria famiglia.

Ed è proprio l’inizio la fase felice del film: l’amore della ragazza per la fotografia, la creatività con cui scattando foto “rapisce” attimi del reale, l’esuberanza incontrollabile del sentirsi vivere, i primi palpiti del cuore, l’incontro con l’assassino, il modo insinuante e meticoloso con cui questi la circuisce e la intrappola…

Amabili-resti-RonaCi sono qui, a mio parere, i due aspetti rilevanti del film: il volto calcolatore e ambiguo, scrupoloso ed anche suadente dell’assassino, interpretato da Stanley Tucci, non a caso nomination all’Oscar come migliore attore non protagonista; l’altro aspetto, forse ancora più rilevante, l’adolescente protagonista, Saoirse Ronan, che trasmette dell’adolescenza entusiasmo e trepidazione, ansia e dolore con uno sguardo che sembra spesso vedere oltre.

Quando però il film vira sul soprannaturale perde di forza.

Innanzitutto per il compiacimento kitsh delle belle immagini tra il tardo-psichedelico e il romantico-ecologico-pubblicitario con una musica, quella di Brian Eno, che amplifica misticheggiando ciò che già è fin troppo evidente.

Ma sopratutto perché manca una sceneggiatura che sostenga la storia e l’ideologia, che la sottende: la riflessione laica della morte come elaborazione del lutto sia al di qua (sulla terra) che al di là (in questa sorta di limbo).

La spia: i personaggi. Sono stereotipi, senza profondità. Il padre: il (suo) dolore ossessivo viene amplificato grottescamente sia nella recitazione che in alcune sequenze (esempio nel pestaggio); la madre: la (sua) rassegnazione è, ai nostri occhi, devitalizzata, esangue; la nonna (l’inutilmente brava Susan Sarandon): l’istrionismo è così iperbolico da apparire caricaturale; il ragazzino amato: cosa c’è in lui al di là del bel faccino ricciuto?; la ragazza preveggente: ma preveggente di che cosa?

Il film oscilla tra realismo quotidiano e magico soprannaturale, tra possibile horror e possibile poliziesco, tra possibile suspence e possibile romanticismo giovanilista senza riuscire né a condensarsi in una struttura forte, né a fare emergere prepotentemente un genere.

Ecco che i buoni spunti iniziali, la vitalità e la purezza adolescenziale, si perdono. Rimane il fastidio di un compiacimento estetizzante senza né la profondità autoriale, ma neppure l’emozione, che arriva dall’abilità con cui una storia si dipana. I risultati del botteghino ci dicono, infatti, che “Amabili resti”, almeno in Italia, non è riuscito ad essere davvero un film da grande pubblico, come indubbiamente voleva essere.

AMABILI RESTI

Titolo originale: The Lovely Bones

Regia: Peter Jackson

Soggetto: Alice Sebold

Sceneggiatura: Peter Jackson, Fran Walsh, Philippa Boyens

Interpreti e personaggi

* Saoirse Ronan: Susie Salmon

* Rachel Weisz: Abigail Salmon

* Mark Wahlberg: Jack Salmon

* Rose McIver: Lindsey Salmon

* Stanley Tucci: George Harvey

* Susan Sarandon: Nonna Lynn

* Jake Abel: Brian Nelson

* Charlie Saxton: Ronald Drake

* Michael Imperioli: Len Fenerman

* Amanda Michalka: Clarissa

* Reece Ritchie: Ray Singh

* Thomas McCarthy: Principal Caden

* Rose McIver: Lindsey Salmon

* Nikki SooHoo: Holly

Fotografia: Andrew Lesnie

Montaggio: Jabez Olssen

Effetti speciali: Weta Digital

Musiche: Brian Eno

Scenografia: Naomi Shohan.

Paese: USA/UK/Nuova Zelanda

Anno: 2009

Durata: 139 min

Mary said,

Marzo 1, 2010 @ 17:40

Grazie di queste interessanti riflessioni

Mi sembra molto attuale, purtroppo, la situazione di ragazzina con entusiasmo e trepidazione intrappolata da un assassino suadente…
Sarebbe forse da vedere anche solo per analizzare questo…
Mary

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