di Francesco Giani
Ci sono cineasti che lavorano nell’ombra, senza avere una grande risonanza internazionale ma realizzando opere folgoranti. Alcuni di essi compiono il cosiddetto “salto di qualità” e si gettano in cospicue produzioni che accendono i riflettori su di loro; altri possono arrivare a realizzare un discreto numero di film senza attirare troppa attenzione. Tra questi ultimi, Guillaume Nicloux è indubbiamente uno dei più dotati in circolazione, padrone di una tecnica e di una conoscenza dei meccanismi del cinema di genere (in particolare polar) da fare invidia.
Cette femme-là è il secondo capitolo di una trilogia poliziesca avviata nel 2002 dal bellissimo Une affaire privée e conclusa nel 2007 dal complesso e stratificato La clef. I tre film non hanno una storia in comune, quanto piuttosto personaggi che sfondano le barriere dell’uno per affacciarsi negli altri. Un gioco sottile di cui il regista centellina la dose, creando un intreccio dall’ampio respiro ma fruibile anche soltanto in una delle sue 3 porzioni.
Cette femme-là, dicevamo. Polar metafisico agghiacciante, narra le vicende di Michèle Varin (una Josiane Balasko eccezionale), capitano di polizia tormentata dalla morte del figlio di cui si celebra l’anniversario bisestile (è morto il 29 febbraio) a una settimana dall’inizio degli eventi. Uno psicologo si occupa del suo equilibrio, sempre in bilico tra il deragliamento psicologico ed una vuota rassegnazione. Di ritorno a casa da una lezione di yoga, viene avvisata dal collega Bazinsky della morte di una donna, impiccata ad un albero nella foresta di Essart. Un evento non eccezionale nella sua professione, ma che scatenerà una reazione a catena che la costringerà ad affrontare i fantasmi personali in un percorso catartico e definitivo.
La cosa che più impressiona in questo capolavoro di scrittura e regia è l’abilità di Nicloux nello scardinare i topoi narrativi classici, tipici del polar a cui fa riferimento, declinandoli in chiave onirico-metafisica attraverso un processo che certa critica ha accostato al cinema di David Lynch.
Struttura più libera (ma sempre blindata) rispetto agli altri 2 capitoli della trilogia, Cette femme-là destabilizza lo spettatore invischiandolo in un’atmosfera opprimente, in cui la fotografia del bravissimo Pierre-William Glenn ha ruolo da protagonista. C’è una forte sensazione di fatalità che permea ogni fotogramma della pellicola, al punto da far temere una catastrofe imminente puntualmente rinviata sino al delirante finale, in cui il puzzle narrativo si sbriciola sotto i nostri occhi per ricomporsi nell’ultima splendida inquadratura.
Cinema di cuore e sostanza, che inchioda nella sua maniacale indagine psicologica unita ad uno stile di regia che privilegia campi lunghi e carrelli, e che ha nel (giustamente) celebrato piano sequenza della seconda parte del film (quasi 3 minuti e mezzo) il suo apice: un’ispezione nei corridoi di un edificio fatiscente che è anche discesa nella superficie contorta di un cancro da estirpare, di un senso di colpa da espiare.
Denso di pathos e interpretato magnificamente da un corpo di attori in stato di grazia, spaventoso in alcune sequenze oniriche da antologia, la sua mancata distribuzione in Italia resta una macchia inspiegabile, anche alla luce dell’avvenuta distribuzione del precedente film di Nicloux Une affaire privée. Da non perdere.
Lingua: francese
Regia: Guillaume Nicloux
Titolo originale : Cette femme-là
Interpreti : Josiane Balasko, Eric Caravaca, Ange Rodot, Aurélien Recoing, Frédéric Pierrot, Thierry Lhermitte
Sceneggiatura : Guillaume Nicloux
Fotografia : Pierre-William Glenn
Montaggio : Guy Lecorne
Musiche : Eric Demarsan
Suono : Gael Nicolas, Jérome Pougnant, Philippe Amouroux, Marc Doisne, Pascal Villard
Prodotto : Frédéric Bourboulone, Agnés Le Pont
Produzione : Canal+
Data di uscita : 2003
VERSIONE Tf1:
Lingua: francese
Colore: si
Sottotitoli: inglese
Regione: 2
Formato: 2:35.1
Sistema: Pal
Numero di dischi: 1
Divieto: V.m 15
Studio: Tf1 Video
Durata: 100 minuti
Contenuti speciali: ND