di Nino Muzzi
Non si conosce il motivo per cui Short Cuts di Altman abbia ricevuto in Italia il poco accattivante titolo di L’America oggi che di primo acchito farebbe pensare più a un documentario che a un film di finzione.
Ma la cosa più strana sta proprio nel fatto che quei “tagli” racchiudono un significato profondo. Non si tratta di brevi episodi, di rapide scenette, di colpi di flash. Si tratta proprio di tagli, cioè di qualcosa che recide un tessuto apparentemente neutro, teso e immobile: la società americana come ideologia vissuta e creduta.
Un elemento ricollega – senza drammaticità, ma con profonda amarezza e scetticismo- ogni singolo episodio: la Morte, che taglia qua e là a casaccio con la sua falce.
I personaggi, che circolano da una “stanza” all’altra della narrazione filmica, la incontrano sempre e cercano di ricucirne i tagli con un rammendo ideologico.
I pescatori “leghisti” scoprono il cadavere di una ragazza assassinata a bagno nelle fresche acque di un torrente ricco di trote; questo cadavere è un taglio nel tessuto del loro tranquillo week-end di pesca. Discutono sul da farsi, attivano persino l’orpello ideologico della decisione democratica, votando ad alzata di mano, e decidono a maggioranza di dare priorità alla pesca piuttosto che avvertire subito la Polizia. Legano intanto un gamba del cadavere alla radice di un albero, pisciano nell’acqua del torrente e si mettono tranquillamente a pescare trote.
Ogni tanto uno di loro torna con rinnovato voyeurismo necrofilo a fotografare il cadavere galleggiante.
Il truccatore cinematografico logorroico che si eccita nella finzione del trucco sfigurante: corpi pieni di lividi, occhi e labbra tumefatti, false cicatrici, sangue raggrumato un po’ ovunque. E il tutto rigorosamente falso, ma terribilmente vero nell’effetto di eccitamento erotico che suscita in lui, a tal punto che convince la moglie a truccarsi da malmenata per affrontare il rapporto sessuale.
Ed ecco che capita davvero l’occasione in cui due ragazze sprovvedute si lasciano avvicinare, si lasciano affascinare dai vari racconti del trucco sul set, dall’effetto feticcio della vicinanza fisica con attori famosi, e sembrano voler accettare la piccola avventura con i due sconosciuti, il truccatore e l’amico idraulico. Non è proprio cosí, infatti una delle due ragazze non vuole essere toccata dall’idraulico (grassone voyeuristico) e lui le spacca la tempia colpendola con una lattina di birra. La ragazza muore, ma i tre superstiti non denunciano il delitto, lo coprono con l’ideologia della “disgrazia”.
Il pasticcere sadico, vero assassino virtuale del bambino morto per disgrazia, viene scoperto dai genitori, viene afferrato per il collo dal padre del bambino, ma poi alla fine i due genitori disperati si riconciliano con lui, accettando l’offerta di cornetti caldi. La disperazione e l’odio finiscono nell’ideologia del cibo “riconciliatore” (parente prossima dell’ideologia del “party”).
E le trote pescate nel torrente del cadavere servono anch’esse da cibo riconciliatore fra due coppie di opposto ceto sociale (altra ideologia del party come annullatore di differenze sociali).
La Morte s’insinua negli episodi del film e taglia, taglia con la sua falce il tessuto buonista dell’America di oggi (…di ieri e di domani), mentre l’ideologia lo ricuce via, via.
Ma l’emblema finale del film, il suo disvelamento, è la camera fatta a pezzi dalla motosega di un marito geloso, e sta lí, spalancata alla vista del pubblico (come in Prêt-à-porter, film sui vestiti, le modelle sfileranno svestite nella scena finale), sta lí oscenamente spalancata alla vista del pubblico, senza un velo, senza il tessuto di un sipario ideologico che la copra, pietosamente.
E questa è la vera America oggi (…ieri e domani).