di Gianni Quilici
Soltanto un giorno: l’ultimo. Impressione molto positiva. Per i film-corti visti, per le presentazioni, per il modo in cui si sono svolte le premiazioni, per la sala (l’Odeon).
Vedo una sezione del festival, una retrospettiva “The feeling of Being There” -1958-1965: sette anni di cinema documentario-
Breve carrellata su questi film nell’ordine cronologico, in cui sono stati proiettati.
Li mali mistieri di Gianfranco Mingozzi -1963- Protagonista il popolo di Palermo, compresi i bambini, che per campare si arrangia come può in modo a volte ingegnoso o sorprendente, accompagnato dalla voce e dalla poesia in siciliano di Ignazio Buttitta. Colpiscono i volti, i vicoli, una vita di strada, ormai quasi scomparsa, ma le immagini e le parole-poesia-ballata non hanno quella concatenazione ne’ quella forza penetrante che superi la documentazione.
Khaneh Siah Ast di Foroough -1962- Siamo in un lebbrosario iraniano. Qui la poesia non segue le immagini, semmai la voce le dilata nello spazio e nel tempo. E le immagini hanno una forza in sé (volti e corpi deturpati, offesi, schiacciati, rattrappiti), che diventa condizione psicologica, sentimento, movimento: dolore, noia, attività, gioco, gioia; poesia, ma nello stesso tempo denuncia. Sequenze da ricordare: i bambini che giocano a pallone con un tale desiderio, una tale allegria, una tale stupefazione che fuoriesce dallo schermo, ci raggiunge; oppure il finale, con il maestro che chiede al ragazzo: “Scrivi una frase con casa”. Tra sguardi di compagni spaesati, di chi si sente inadeguato, il ragazzo, dopo attimi di incertezza-paura, scrive: “La casa è nera”.
Tire Diè di Fernando Birri -1960. Poveri e poverissimi, che vivono ai margini di una grande e, per alcuni, ricca città argentina. Inizia con un’inquadratura aerea sull’intera estensione cittadina per poi documentare attraverso interviste le condizioni di miseria in cui la popolazione vive: baracche piene di tanti bambini, pochi soldi per campare … Sembra un film di denuncia, ma nel finale diventa qualcosa di più. Fernando Birri filma centinaia di ragazzi che corrono insieme al treno chiedendo una monetina (Tire dié) con i passeggeri al finestrino, che lanciano o mettono in mano la loro monetina e tutto con il movimento del treno e con le macchine da presa, che si muovono con agilità secondo diversi punti di vista: dal treno, lungo la corsa del treno; in campi medi, ravvicinati o lunghi, a cogliere questa esuberante, poetica festa necessaria e selvaggia.
Les inconnus de la terre di Mario Ruspoli -1960- Questo è un documentario che si fa inchiesta. Siamo in Francia, in una delle zone più povere e depresse: il Lozère. Ruspoli ci fa vedere-capire le condizioni in cui vivono i contadini, i loro problemi, gli interrogativi che si pongono, i diversi modi che hanno di rispondere alla crisi dell’agricoltura e all’abbandono della collina-montagna, le paure e i propositi.
… A Valparaiso di Joris Ivens -1962- Valparaiso, porto centrale dell’America Latina, decaduto dopo l’apertura del Canale di Panama. Gran bel documentario, perché ti trasporta nelle difficoltà e nell’allegria di una città complessa per la sua configurazione geografica: dal porto, dove ferve l’attività della pesca, ai quartieri borghesi , quelli vicini al mare, a quelli popolari, disposti in alto su più di 40 colline, fino a quelli più in alto di tutti, poverissimi. Ivens fa vedere la vita quotidiana, stigmatizzando le classi sociali, la vitalità esistenziale, i retaggi storici. Sequenze sempre vitalistiche, un montaggio che ne è anche la musica.
Salut les Cubains di Agnès Varda -1963- Un centinaio di foto che la Varda aveva scattato a Cuba diventano una mostra fotografica e poi un film, in cui musica e voce fuori campo trasformano le foto, con i movimenti di macchina, in fotogrammi. Ecco che viene fuori lo scorrere della vita cubana con i suoi volti, corpi, personaggi di strada e non, in un piccolo film a ritmo di un cha cha cha coinvolgente ed elettrizzante .
Asamblea general di Tomas Gutiérrez Alea -1960- Cuba, 2 settembre 1960. Avana. La grande piazza. Una folla che diventa oceanica. L’arrivo di Fidel Castro. La folla che invade lo spazio che lo separa da Fidel. La voce di Castro potente, ritmica, consumata. I volti colti qua e là partecipi, attenti, distratti. Gli applausi, le voci, le grida come un grande compatto rumore di fondo che sale ad ondate seguendo il comizio di Castro. Un colloquio tra lui e la folla pieno di passioni, ma inevitabilmente a senso unico. Un documento essenziale, bene montato e sufficientemente distaccato.
Collage di Piazza del Popolo di Sandro Franchina -1960- Piazza del Popolo a Roma. Una macchina da presa, che casualmente riprende la vita, che casualmente vi si svolge. Qualche sequenza divertente, ma troppo casuale e distante per dire “qualcosa” che vada oltre la superficie delle cose.
With love from Truman di Albert Maysles, David Maysles, Charlotte Zwerin -1966- Chi ha visto il film su Truman Capote non potrà non rimanere stupito dall’interpretazione (straordinaria) di Philip Seymour Hoffman, vedendo questo filmato (notevole) con Truman Capote intervistato a proposito del suo libro “A sangue freddo”. Truman Capote è un attore, oltre che un intellettuale, per il modo naturale, ironico, cinico, egotistico e sottile con cui parla, per come si muove negli spazi.
Meet Marlon Brando di Albert Maysles, David Maysles, Charlotte Zwerin -1965- Affascinante ritratto di Marlon Brando, che promuove l’ultimo suo film, Morituri, sorridente e aperto, sarcastico e contestatore, diretto e, a volte, quando parla degli indiani o della violenza, profondamente serio; e sempre con uno stile, una padronanza di sé e del linguaggio, una capacità di seduzione, che riempiono lo schermo, fanno diventare Marlon Brando attore totale.