di Gianni Quilici
Michele Placido è riuscito a realizzare un film sul 68, a rendere quella vitalità liberatoria ed euforica, sicura di sé, che allora una generazione si trovava a vivere.
Tre sono i protagonisti principali: Nicola, giovane poliziotto pugliese, che ama il teatro e vorrebbe diventare attore; Laura, studentessa universitaria di matrice borghese e cattolica con tutti i naturali perbenismi dell’epoca, pronta a lottare contro l’ingiustizia; Libero, leader del movimento studentesco, egocentrico e trascinatore. Siamo negli anni che precedono (guerra del Vietnam), attraversano e seguono (i primi tentativi di terrorismo) il 1968 e i suoi rivolgimenti….
Placido racconta con efficacia gli inizi del ’68 (la contestazione al docente di letteratura, le assemblee, l’interrogatorio a Nicola, in cui il superiore, Silvio Orlando, recita “Il conte di Carmagnola”) rappresentandone, oltre che la vitalità, anche la retorica.
Del ’68, tuttavia, ci mostra la sua immagine, quella visibile. Manca, invece, quella più sotterranea, più profonda, quella che nel 68 e dopo è rimasta marginale. Poteva “mostrarsi” attraverso il rapporto erotico-sentimentale tra Nicola e Laura, perché qui si potevano condensare speranze e dubbi su ciò che era stato, su ciò che poteva succedere, su ciò che occorreva, in quel momento, fare.
Qui “Il grande sogno” cade di tensione espressiva.
Primo: perché i rapporti tra privato e pubblico, tra sentimenti e politica si separano.
Secondo: perché il regista non ci dice veramente chi sono Laura e Nicola, o anche loro non se lo dicono a se stessi, e neppure ci dice quale sia la ragione del loro amarsi. Dal film il loro rapporto sembra, infatti, dato dalla loro bellezza o, se vogliamo, dall’intensità della loro bellezza o, forse anche, dalla “giustezza”, invece discutibile, del loro impegno. Ma il loro innamoramento prima e amore dopo non ci prende, non ci commuove, perché è dato, non rappresentato, in una parola film-romanzato.
Placido forse risente, in questa zona del film, dell’autobiografia, ed è un peccato, laddove il nesso privato-politica poteva servire a illuminare reciprocamente sia l’uno che l’altro.
Michele Placido si conferma un ottimo regista di attori. Riccardo Scamarcio è bravo come lo era stato in Romanzo criminale, così pure Jasmine Trinca e Luca Argentero.
IL GRANDE SOGNO
regia:
Michele Placido
interpreti:
Riccardo Scamarcio (Nicola)
Jasmine Trinca (Laura)
Luca Argentero (Libero)
Massimo Popolizio (Domenico)
Silvio Orlando
Laura Morante (Maddalena)
Alessandra Acciai (Francesca)
Federica Vincenti
Marco Brenno (Giulio)
Marco Iermanò (Andrea)
soggetto: Michele Placido
sceneggiatura: Michele Placido, Doriana Leondeff, Angelo Pasquini
musiche: Nicola Piovani
montaggio: Consuelo Catucci
costumi: Claudio Cordaro
scenografia: Francesco Frigeri
fotografia: Arnaldo Catinari
suono: Bruno Pupparo
Italia-Francia 2009
Durata: 101 min.
roberto costa said,
Ottobre 12, 2009 @ 21:12Il limite del Grande Sogno è quello di aver creato una protagonista parallela, Laura. Il film sarebbe stato più efficace se il fulcro fosse rimasto il personaggio di Nicola, magari ancor più definito ed indagato, perché il suo è lo sguardo inizialmente estraneo (anzi in un certo senso nemico) al movimento del sessantotto, che clandestinamente lo penetra, diventandone gradualmente partecipe, a suo modo, con una presa di coscienza sulla situazione sociale e politica. Le parti più interessanti sono proprio quelle che rappresentano il rapporto tra il sempre più ex poliziotto e la realtà che lo circonda, in crescente fibrillazione: le scene dell’irruzione delle forze dell’ordine all’università, i dialoghi con i propri superiori, la relazione con la maestra di teatro e il mondo dell’accademia, anch’esso in evoluzione. Tutta la parte sulla famiglia di Laura mi sembra invece sviare il film, minarlo nella compattezza, annacquarlo.