di Maddalena Ferrari
Versione patinata ed edulcorata del racconto di Philip Roth L’animale morente, come si vede dal titolo originale ( Elegy ) e da quello della distribuzione italiana, si sostanzia di quanto di meno interessante c’è nel testo letterario: vicenda e sentimenti.
Il professore universitario, interpretato da Ben Kingsley mi pare senza troppa convinzione, già di una certa età, ha tutti i requisiti per essere affascinante: oltre alla cultura, ha originalità (o supposta tale) nell’approccio ai problemi; è un conferenziere di successo; suona il piano (di preferenza Bach) ; ed è assolutamente privo di legami familiari e affettivi, pur avendo una moglie, da cui è separato, un figlio, che non frequenta quasi per niente, e un’amante, con la quale ha sporadici incontri.
L’allieva, Penelope Cruz, è giovane, bella, piena di vita, salvo poi rivelarsi più fragile del suo maturo docente, sia sentimentalmente (ha bisogno di stabilità affettiva, di famiglia), sia fisicamente.
La dinamica di questa relazione non è né granché originale, né particolarmente attraente: la reciproca attrazione, le incertezze, le gelosie, l’innamoramento vero, le “prove” d’amore ricalcano stereotipi, che si potrebbero tranquillamente sostituire con i loro opposti, senza nulla togliere né aggiungere alla sostanza del film.Il quale affronta anche la tematica dell’invecchiamento, che riguarda sia il protagonista che i suoi coetanei (antica amante e amico del cuore): come conciliare l’età che avanza inesorabile con il desiderio di affascinare, di fare l’amore, di provare piacere…
Di ciò il professor Kepesh parla di preferenza con l’amico (Dennis Hopper) e queste conversazioni, tra il filosofico e il pratico, inducono a pensare che anche gli intellettuali, di fronte ai problemi esistenziali, sono come tutti gli altri; e però capiscono di più, vanno al fondo delle cose: e siamo di nuovo nello scontato e nel velleitario.
Tra i due temi il legame è il corpo, che nella sua carnalità ed esuberanza, nella sua debolezza, nelle sue crepe dovrebbe essere l’elemento centrale del film, ma che invece è piuttosto detto e intravisto (caso mai disturbasse troppo).
In conclusione, Isabel Coixet ha realizzato un prodotto elegante, teso a commuovere e far riflettere e quindi a piacere; in realtà l’operazione mostra tutti i meccanismi di cui è strutturata e rivela l’inconsistenza sociologica, psicologica, filosofica e quant’altro di storia, situazioni e personaggi.
Lezioni d’amore
Regia: Isabel Coixet
Titolo Originale: Elegy
Cast: B. Kingsley (David Kepesh) D. Hopper (George O’Hearn) P. Cruz (Consuela Castillo) P. Sarsgaard (Kenneth Kepesh) P. Clarkson (Carolyn) D. Harry (Amy O’Hearn)
Sceneggiatura: N. Meyer
Fotografia: J. Larrieu
Montaggio: A. Duddleston
Stato: USA
Anno di Produzione: 2007
Durata: 106 min.
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Dicembre 5, 2010 @ 20:21My cousin recommended this blog and she was totally right keep up the fantastic work!