di Davide Benedetto
Ore otto, lezione di Autocrazia.
Ovvero come dimostrare ai propri distratti e scettici allievi – irrequieti adolescenti della provincia tedesca – che i fantasmi del passato non sono mai sopiti, creando dal nulla (en passant e in soli cinque giorni) un’efficiente dittatura, illudendosi di poter confinare l’esperimento nella propria aula-laboratorio, speranza poi drammaticamente smentita dai fatti.
Allo scopo occorrono alcuni reagenti di base: un nome (L’Onda), dei simboli che diano identità, e quindi appartenenza (un logo, un saluto), una propaganda (face book, una home page). In più, il groviglio di paure, contraddizioni e acerbo dolore di vivere, comunemente indicato come: adolescenza.
Rapidamente l’Onda diviene il prisma che decompone la sua propria luce bianca nei colori multipli di uno spettro di frustrazioni e carenze, facendo esplodere un’apparente normalità quotidiana nelle minute o drammatiche devianze dei singoli personaggi.
E’ un amplificatore delle personalità e delle frustrazioni. Si nutre e nutre dei simboli e della ritualità formale, accettata per curiosità prima, per conformismo poi.
Ha un’ideologia minima, light: valori elementari come la disciplina, la salute del corpo, la razionalità, lo spirito di corpo, perciò apparentemente innocui, ma già in grado di innescare le peggiori e imprevedibili dinamiche di gruppo: la territorialità, l’esclusione, la repressione del dissenso. E’ il paradigma delle colpe storiche d’una generazione in sé incolpevole e neppure inconsapevole, un infernale esercizio a tema, velocemente fuori controllo.
Il racconto procede lucido, distaccato, allineando una sequenza di stanze, di situazioni e dinamiche apparentemente confinate (all’aula, alla piscina, al parco giochi), cui si affiancano le scorribande notturne, nella totale se non complice indifferenza del mondo adulto.
Il linguaggio narrativo – quieto, luminoso, lineare, squadrato – sembra voler opporre il suo proprio equilibrio quasi formale, al continuo e inquietante slittamento progressivo verso la lucida follia di gruppo, troppo tardi riconosciuta e contrastata.
Non ci sono lezioni da apprendere. Solo la consapevolezza che non sappiamo mai davvero quel che siamo, quel che possiamo divenire. Non ci sono vincitori, né carnefici, ma soltanto vittime.
Da non perdere.
L’ONDA
Regia: Dennis Gansel
Sceneggiatura: Dennis Gansel Peter Thorwarth
Soggetto: Todd Strasser ( Romanzo )
con Jürgen Vogel, Frederick Lau, Max Riemelt, Jennifer Ulrich, Christiane Paul, Jacob Matschenz, Cristina do Rego, Elyas M’Barek, Maximilian Vollmar, Max Mauff.
Montaggio: Ueli Christen
Fotografia: Torsten Breuer
Scenografia: Knut Loewe
Costumi: Ivana Milos
Musiche: Heiko Maile
Germania 2008. Durata: 101 minuti.