di Gianni Quilici
“Milk” di Gus Van Sant è uno di quei film semplici e complessi, narrativi ed emozionanti, che finiscono per conquistare “molti” per le stesse ragioni, poi comuni, che poi si ritrovano nella critica sia cartacea che en line.
Ad un primo banale livello “Milk” è un film politico, perché ricostruisce (bene) la figura, la storia e il contesto sociale di Harvey Milk, il primo omosessuale dichiarato ad aver avuto accesso a una carica pubblica nell’America degli anni Settanta.
[Si veda la scheda della sua vita in http://it.wikipedia.org/wiki/Harvey_Milk ]
Definirlo tuttavia “film politico” è schematizzarlo, perché “Milk” va oltre questa definizione.
Perché ciò che lo percorre, il personaggio di Milk, è figura complessa: psichica e politica.
La sua complessità contiene due elementi, che Milk vorrebbe tenere intrecciati, ma che si scontrano: la sua vita più intima e quella politica. Milk vorrebbe farli coesistere, perchè li sente e li vive con la stessa responsabilità e amore. Non ci riesce: da un lato per l’egoismo e la fragilità sia di Scott, il compagno di tanti anni, che con Jack, a cui forse lo lega più un affetto che un vero e proprio amore; dall’altro perché la politica è e diventa sempre più totalizzante.
Questo amore-compassione-responsabilità che egli sente per i “compagni” è lo stesso che sente per la “politica”, perché anche la politica è responsabilità-amore per l’umanità. Ed infatti il tratto “universale” di Milk nasce dal fatto che la lotta politica (determinata e appassionata, ironica e aperta), che lui intraprende non ha come fine soltanto la liberazione degli omosessuali, ma potenzialmente quella di tutti. In primo luogo gli anziani, le donne, i lavoratori …
Ciò che colpisce, infine, è un afflato di libertà in movimento: non una declamazione, ma un processo che Gus Van Sant ti fa vivere attraverso le parole, le scelte, il corpo di Milk. In questo senso la recitazione di Sean Penn meriterebbe un’analisi a se stante, che ne cogliesse alcuni momenti straordinari: il PPP in cui sta per morire, il dolore straziante di fronte al corpo di Jack, l’ironia nei comizi o nel faccia a faccia con il senatore ultra-conservatore o nei campi-controcampi con colui che lo ucciderà Dan White (l’intenso Josh Brolin).
In “Milk” c’è un mutamento di registro linguistico rispetto agli ultimi film (“Last Days” “Elephant” e “Paranoid Park”; mai visto (potuto vedere) “Jerry”).
In questi film il linguaggio era in primo piano come struttura portante della storia; era, cioè, intrinseco al contenuto stesso.
In “Milk”, volendo schematizzare, avviene l’inverso. E’ più la storia ad essere centrale, ed il linguaggio ad esserne subordinato.
Certamente importante, potrebbe essere diversamente?, come notano diverse recensioni: nel mescolare materiale di reportorio con la fiction, nel sincronizzare i movimenti di macchina con la colonna sonora, i primi piani con le scene di massa, il ralenti con il movimento (si ricordi la divisione dello schermo in decine di riquadri che si moltiplicano ad indicare il passaparola…).
Il suo scopo però è essere chiaro e diretto, fare un film per tutti, almeno per tutti coloro che hanno un’anima e il desiderio di capire. Un film politico e civile (secondo la tradizione del grande cinema americano di denuncia della New Hollywood dei Lumet, dei Pakula, dei Pollack), che giunge nel momento più difficile ed insieme più esaltante per gli Stati Uniti. Un film che sembra un omaggio ad Obama e nello stesso tempo una richiesta, perchè vada o continui andare sull’onda che anche Harvey Milk aveva-ha tracciato con il suo coraggio e lucidità.
E Gus Van Sant si riconferma ancora di più con questo film, come un regista tra i più talentuosi, versatili ed umanamente simpatici.
MILK
Regia – Gus Van Sant
Sceneggiatura – Dustin Lance Black
Harvey Milk – Sean Penn
Cleve Jones – Emile Hirsch
Dan White – Josh Brolin
Jack Lira – Diego Luna
Scott Smith – James Franco
Anne Kronenberg – Alison Pill
Sindaco Moscone – Victor Garber
John Briggs – Denis O’Hare
Dick Pabich – Joseph Cross
Rick Stokes – Stephen Spinella
Danny Nicoletta – Lucas Grabeel
Jim Rivaldo – Brandon Boyce
David Goodstein – Zvi Howard Rosenman
Michael Wong – Kelvin Yu
Art Agnos – Jeff Koons
Dennis Peron – Ted Jan Roberts
Denton Smith – Robert Boyd Holbrook
Frank Robinson – Himself
Allan Baird – Himself
Tom Ammiano – Himself
Thelma Carol – Ruth Silver
Mary Ann White – Hope Goblirsch
McConnelly – Steven Wiig
Dianne Feinstein – Ashlee Temple
Carol Ruth Silver – Wendy King
Gordon Lau – Kelvin Han Yee
Phil Burton – Robert Chimento
Prodotto da Dan Jinks e Bruce Cohen
Produttori esecutivi Michael London, Dustin Lance Black, Bruna Papandrea, Barbara A. Hall, William Horberg
Direttore della fotografia – Harris Savides, A.S.C.
Scenografia – Bill Groom
Montaggio – Elliot Graham
Costumi – Danny Glicker
Musica di Danny Elfman
USA 2008
Dur: 128′.