Gianni Quilici
Trionfatore dei globi d’oro, The Millionaire di Danny Boyle (“Trainspotting”) ha incassato (ben) 10 nomination più un grande successo di pubblico in America e ciò che più sorprende anche di critica (in Italia da “Il Corriere della Sera” a “Il manifesto”), proponendosi come la nuova strada occidentale a Bollywood.
Il film, come si sa, è la storia di due fratellini e di un’amichetta (rimasta come loro orfana) delle baraccopoli di Bombay che diventano: uno, gangster, l’altro, da ragazzo del tè in un call center a “improvvisamente ricco” per aver vinto la versione indiana del programma “Chi vuol essere milionario”, lei una mantenuta di classe.
A me è sembrato un film-novelas, furbo e progettato per quel pubblico medio, che nei film vuole incontrare una storia sufficientemente intelligente per identificarsi.
Qui il processo di identificazione scatta nelle prove-sofferenze-lotte che il protagonista deve affrontare per raggiungere il successo economico, la popolarità (la serata finale diventa evento nazionale) in nome, però, di qualcosa di più grande: l’amore, la ragazza della sua infanzia, che ha cercato ostinatamente di conquistare per tutto il film.
E Danny Boyle lo affronta mescolando il cinema (tradizionale) bollywoodiano con quello (più moderno) hollywoodiano.
La tradizione è nella storia di redenzione: dalla miseria più nera al più grande dei successi; e nell’uso realistico e molto meccanico del flashback, che, attraverso un interrogatorio poliziesco, ricostruisce la vita avventurosa del giovane. Tutte le domande, infatti, che il ragazzo riesce ad indovinare sono (fortunosamente) legate a vicende esistenziali, che la pellicola puntualmente racconta. Così abbiamo in successione, più o meno, cronologica le domanda del presentatore (stereotipato) aggressivo, megalomane, competitivo, a cui segue il flash back, in cui il giovane racconta al poliziotto (stereotipato), [prima (sadicamente) privo di scrupoli, poi comprensivo], le ragioni delle (giuste) risposte.
La modernità stilistica, se così si può definire, è nell’uso di un montaggio sparato negli occhi e di una musica sparata nelle orecchie per travolgerlo (lo spettatore) e quindi di volta in volta per intenerirlo, per esaltarlo, per divertirlo, per tenerlo in ansia.
In questo contesto la miseria estrema delle bidonville indiane fatte di lamiere, di rifiuti abbandonati, di bimbi lasciati a loro stessi in balia di uomini senza scrupoli è o occasione di spettacolo, di un realismo che diventa irreale; oppure è fatta di personaggi troppo calcati, troppo unidimensionali, troppo stereotipati per essere “toccanti”.
The millionaire, quindi, non ha la leggerezza inventiva della favola, ne’ la complessità del realismo. E’, però, ben recitato ed è abile nel sapere utilizzare con intelligenza tutti gli ingredienti per farsi piacere.
The Millionaire
regia di Danny Boyle
Sceneggiatura: Simon Beaufoy
Attori: Anil Kapoor, Dev Patel, Mia Drake
Fotografia: Anthony Dod Mantle
Montaggio: Chris Dickens
Musiche: A.R. Rahman
Produzione: Celador Films
Distribuzione: Lucky Red
Paese: Gran Bretagna, USA 2008
Durata: 120 Min