“Casablanca” di Marc Augé

di Gianni Quilici

“Casablanca” è un libro curioso. A scriverlo è Marc Augé, importante antropologo francese.
“Questo libro” ci avverte Augé “ non è un’autobiografia ma piuttosto ‘il montaggio’ di alcuni ricordi. Avrei potuto scegliere altri ricordi – o un altro montaggio”

Questo montaggio utilizza comunque molto “Casablanca” per ritornare all’infanzia, alla famiglia, alla guerra, al cinema attraverso il tempo, e ai meccanismi della memoria stessa.

Mi è venuto naturale confrontarlo con “Lo sguardo ostinato“ di Serge Daney -Il Castoro- , per il rapporto continuo tra cinema e autobiografia.

Daney mi lasciò una grande impressione.
Augé no.
Non che manchino osservazioni illuminanti per la loro acutezza o per il loro fascino anche esistenziale.

Acutezza? “Ma, pochi minuti dopo, rivedendo Vacanze romane, si dimenticavano immediatamente il vecchio Gregory e il viso esausto di Audrey malata. Erano lì tutti e due, freschi e vivi, non come un ricordo fedele, ma come un pezzo di passato incastonato nel presente. Un passato presente, con il proprio passato e il proprio futuro (…) Rivedere un film vuol dire ritrovare un passato che conserva tutta la vivacità del presente”.

Fascino? “Ancora pochi mesi fa amavo imbarcarmi ogni notte alla ricerca del punto oltre il quale avrei sentito svanire la coscienza di non essere mai esistito”.

In Serge Daney ci ho trovato, però, più compattezza, più articolazione della profondità e soprattutto una differenza del punto in cui si osserva.
In Daney ci ho sentito il corpo; in Augè no, poco.
In Daney ci ho avvertito il senso dell’avventura; in Augé la memoria.
Daney mi ha sommosso. Augé mi ha comunicato, senza sommuovermi.

Marc Augé. Casablanca. Traduzione di ValentinaParlato. Pag. 85. € 8


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