“Vicky Cristina Barcelona” di Woody Allen

di Gianni Quilici

Due amiche americane molto graziose (Rebecca Hall e Scarlett Johansson), due caratteri diversi, una vacanza a Barcellona, un incontro con un maschio e tenebroso pittore spagnolo (Javier Bardem), rapporti triangolari, tradimenti ecc, ecc.

Una storia che si ri-collega – come ha dichiarato Woody Allen- a quella letteratura di scoperta dell’Europa da parte di un americano: da Henry James a Edith Wharton.
In questo caso l’Europa è la Spagna, con la passionalità della sua architettura, musica, città, abitanti. Dentro e oltre questo calore e questi colori romantici vivono i sentimenti: la loro labilità, tortuosità, infedeltà.

Non si capisce tuttavia niente della pellicola se non si coglie l’aspetto ironico, che l’attraversa da cima a fondo. Iniziando da tre aspetti, tra loro fusi: la voce fuori campo, che qui viene assunta nei modi narrativi-psicologici (ricorda certi film di Truffaut); la scenografia di tipo turistico e la musica, attraverso una canzoncina, Barcelona, cantata da Giulia Tellarini, che dà il senso di ilare scanzonatura del tutto.

Questa leggerezza è data dal fatto che Woody Allen non prende fino in fondo sul serio le due protagoniste (e i relativi contorni), perché (esse) agiscono, una istintivamente senza alcuna consapevolezza; l’altra invece secondo dei codici di comportamento piccolo-borghesi, che poi di fronte all’esperienza clamorosamente si frantumano.

In questo senso la rappresentazione che ne esce, diversamente dalle volte, in cui si lascia prendere dalla farsa (tra gli ultimi Melinda e Melinda, La maledizione dello scorpione di Giada ), funziona. In Vicky Cristina Barcelona Woody Allen non cerca il capolavoro, si diverte e riesce a far sorridere.
La spia di questo è data anche dal personaggio forse più consapevole e positivo: il pittore. Lo conosciamo inizialmente come un latin lover così sicuro di sé da sembrare manierato; in realtà si dispiega poi nel film come un uomo ferito e responsabile, generoso e libero.

Forse il personaggio meno convincente è quello più ambizioso: la moglie del pittore, (Penelope Cruz), che con la sua irruenza rissosa e cruenta, la sua passionalità libera e coatta vuole forse simbolizzare il crogiolo dell’anima passionale spagnola. Ed in effetti sono notevoli i duetti in spagnolo tra lui e lei per naturalezza e verità, ma nell’insieme essa appare un po’ caricata, inferiore alla simbologia che dovrebbe incarnare.

Infine, e non è aspetto marginale, ha ragione Alberto Crespi: il doppiaggio italiano “è delirante, perché distrugge letteralmente le scene bilingue. Nell’edizione italiana, l’inglese viene doppiato e lo spagnolo resta tale: il risultato è un personaggio/mostro che ricorda Linda Blair nell’Esorcista quando parla per conto di Belzebù”.
da “Linea dell’occhio” 60

Vicky Cristina Barcelona
Regia: Woody Allen
Soggetto: Woody Allen
Sceneggiatura: Woody Allen
Produttore: Letty Aronson, Jaumes Roures, Stephen Tenenbaum, Gareth Wiley
Interpreti e personaggi
* Scarlett Johansson: Cristina
* Penélope Cruz: María Eléna
* Javier Bardem Juan Antonio
* Rebecca Hall: Vicky
* Patricia Clarkson: Judy Nash
* Chris Messina: Doug
* Kevin Dunn: Mark Nash

Fotografia: Javier Aguirresarobe
Montaggio: Alisa Lepselter
Scenografia: Alain Bainée

Paese: USA/Spagna
Anno: 2008
Durata: 96′

Premi:

* National Board of Review Awards 2008: miglior attrice non protagonista (Penélope Cruz)


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