“Ricordo di Dino Risi scrittore” di Riccardo Dalle Luche

Misantropo e donnaiolo, beffardo e un po’ snob, cinico e istrionico, Dino Risi, spentosi a 90 anni nel giugno scorso nel residence dove viveva solo da oltre 30 anni, oltre ad essere stato uno psichiatra mancato e il più importante autore della commedia all’italiana nel ventennio 1955-1975 si è dimostrato, nei suoi anni estremi, un grande scrittore satirico dotato del sarcasmo graffiante e del cinismo iconoclasta dei suoi quasi coetanei Maccari (Mino), Flaiano, Marcello Marchesi.

Rampollo della buona borghesia milanese, è’ forse l’essere parte di una generazione educata ai tempi del fascismo, risvegliata dalla grande tragedia della seconda guerra mondiale (Risi scampò allo sterminio della campagna di Russia grazie ad una epatite virale) ad aver fatto di questi uomini vitali, dal multiforme ingegno e poco inquadrabili, dei liberi pensatori dediti a cogliere sempre e solo il lato umoristico e grottesco dell’esistenza.

I miei mostri, l’autobiografia del 2004, che trasmette esattamente lo stesso tono irridente, scanzonato e lo stesso sguardo cinico e impietoso sulla propria ed altrui esistenza dei suoi film migliori (da “Il sorpasso” a “In nome del popolo italiano” a “Profumo di donna” e “La stanza del vescovo”, solo per citare qualcuno dei suoi oltre cinquanta lungometraggi), è un insieme di ricordi, riflessioni, pettegolezzi, fantasticherie espresse in forma aforistica o aneddotica, che si legge d’un fiato.
Fa seguito a “Vorrei una ragazza”, un testo miniscolo, uscito nel 2001, che racchiudeva solo una prima scelta quintessenziale di aforismi esilaranti (“Fu il buon Dio /il primo a dire/lei non sa/ chi sono io”; “Le donne privano piacere/ quando fingono di godere”; “Sposata da trent’anni/ una vita di malanni/ la informarono/-inaudito-/che era allergica al marito”).

I miei mostri è scritto benissimo: ha il dono dell’essenzialità e della chiarezza, si legge d’un fiato. Risi fa nomi e cognomi, senza pietà, forse ribellandosi a quella regola ipocrita del politicamente corretto che si sposa così bene , appunto, con ogni potere ed ogni regime. Risi fa sue anche alcuni citazioni: “Diceva Oscar Wilde di un attore: Speriamo si tolga la maschera, così vediamo che maschera c’è sotto”; “Sono solo i superficiali a non fidarsi della prima impressione”(Oscar Wilde), e prendiamo queste due di Wilde proprio perché è proprio il paradosso la chiave di lettura umoristica dell’intera esistenza che Risi usa come un grimaldello per interrogarne l’assurdità:
“Credo di aver fatto molti film senza accorgermene. Sedevo accanto alla macchina da presa nella mia sedia da regista, dicevo «Motore!» «Azione!», e pensavo ad altro. Mi sembrava, occupandomi del film e degli attori, di sciupare il mio tempo.” “Amavo una ragazza. Pensavo: «La vorrei sposare, passare con lei il resto della mia vita. Non la tradirò mai» Mi presentò una sua amica. Mi innamorai immediatamente di lei.”

Di battuta in battuta, aneddoto, ricordo, si disegna così una vera e propria filosofia epicurea e antisentimentale, il cui carattere irridente e scandaloso ci fa pensare come la nostra società così “libera” sia invece ancora assolutamente repressiva e bigotta. Risi riassume la sua filosofia in una specie di decalogo che congiunge continuamente temi alti e bassi, come tutte le argomentazioni di Risi, senza (quasi) mai scadere nella volgarità del troppo banale:

“Ricettario
(…)
A) Evitate di innamorarvi, è solo una perdita di tempo e vi farà rimpiangere le occasioni perdute; Evitate le tavolate (gli inglesi dicono: «Due è una compagnia, tre è una folla»)

B) Non cercate la perfezione in una ragazza (un proverbio romano suona: «Vino di grotta e fica di zoppa»

C) Non andate in vacanza d’estate: troverete soltanto gente di cattivo umore.

D) Cercate di fare un lavoro che vi piaccia.

E) Evitate i politici, le femministe e le ex belle.

F) Non scrivete lettere d’amore di cui vi pentirete.

G) Non investite i soldi in una impresa dove uno dei soci è soprannominato «il Marsigliese» (Woody Allen)

H) Non imitate nessuno, nemmeno voi stessi.

I) Non prendete eccitanti: potenzierete solo la stupidità che è in voi.

J) Non cercate la felicità: la troverete quanto meno ve la aspetterete.

K) Fate che la morte vi trovi vivi.

Questa filosofia potrà piacere o no (sicuramente molte donne la odieranno), ma sicuramente strapperà il sorriso a tutti i lettori.


Lascia un commento