“Colpo d’occhio” di Sergio Rubini:

di Gianni Quilici

Un film tanto ambizioso quanto deludente. La storia: un critico potente, capace di creare e distruggere artisti; un giovane scultore, ambizioso, fragile e bello; una ragazza seducente, di una bellezza eterea, fidanzata prima di uno e poi dell’altro. Da qui: rivalità ed intrighi, cinismo e arrivismo, amore e morte. Troppo per le fragili spalle di Sergio Rubini.

Sergio Rubini è infatti convinto di essere un regista geniale ed un attore diabolico e maledetto. E crea una storia dove i colpi di scena si sprecano, in cui il dramma sembra farsi sempre più insostenibile fino a portare ad un delitto dietro cui si cela la mano di Lui, del critico capace di fare e disfare, demoniaco e mefistofelico, quasi un creatore del male.

Controprova. Andate a vedere, se non lo avete già fatto, Onora il padre e la madre di Sidney Lumet. Un film perfetto, forse troppo perfetto. Ma che scrittura, che regia, che scenografia, che interpretazioni! E come tutto si fonde! Una storia di amore e morte, ricostruita nelle radici profonde, nella solitudine e violenza della metropoli.

Diversamente in Colpo d’occhio nulla (o quasi) funziona: la sceneggiatura è tra la telenovelas (amori detti, ma non rappresentati) e il (vagheggiato) thriller hitchcockiano (inconsistente psicologicamente) ed ha un finale imbarazzante, privo di qualsiasi verosomiglianza in un film che vuole essere realistico.

La regia, che pure potrebbe avere qualche qualità (spettacolare ed efficace la Mostra di Berlino e sopratutto la sequenza della Biennale), è tutta tesa ad assecondare i “colpi di scena”, superficiali quando non irritanti.

La scenografia che ricostruisce una Roma antica e moderna (con un occhio al Greenaway de Il ventre dell’architetto) e scenari urbanistici suggestivi diventa spesso compiaciuta e estetizzante per come la storia vi si colloca. Si pensi al delitto nello scenario archeologico di un teatro romano, che potrebbe essere una scelta metaforica giusta, se il delitto avesse la forza di assurgere a simbolo e non fosse invece una conclusione immotivata e bislacca.

Gli attori protagonisti, Riccardo Scamarcio e Vittoria Puccini, sono deludenti, soprattutto perché privi di personaggi consistenti. La loro bellezza diventa stucchevole, soprattutto in Scamarcio, che progressivamente perde spessore e mistero. Solo Rubini potrebbe avere una forza come boss culturale, se non si sbracasse nel finale: prima con la spiegazione di tutto l’intrigo; poi con quello sparo.

La critica comunque ha accolto abbastanza positivamente il film, anche se le note negative, a leggere tra le righe, non mancano. Ma si capisce, è un film (tutto) italiano e “potente”!
da “Lo schermo”

COLPO D’OCCHIO
Regia: Sergio Rubini
Sceneggiatura: Carla Cavalluzzi, Angelo Pasquini, Sergio Rubini
Fotografia: Vladan Radovic
Montaggio: Giogiò Franchini
Interpreti: Vittoria Puccini, Riccardo Scamarcio, Sergio Rubini, Paola Barale.
Produzione: Cattleya, RAI Cinema. Italia 2008.
Durata: 118 min.


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