di Maddalena Ferrari
Branagh affronta Il Flauto magico di Mozart con la presunzione e la temerarietà che gli sono consuete e che possono giocare a suo favore, come al contrario. Trasforma il libretto: lo fa tradurre (da Stephen Fry) in lingua inglese e lo adatta al contesto scelto della prima guerra mondiale e ad un messaggio marcatamente pacifista. La scelta linguistica, che nell’imperante anglofonia attuale sa un po’ di globalizzazione e di conformismo, se può avere una sua giustificazione nell’ambientazione storica, in cui il tedesco è la lingua del “torto”, delle tenebre, è comunque legata ad un intento divulgativo, in ambito nazionale e, dato il carattere di koinè dell’inglese, anche internazionale, ecumenico.
L’interpretazione pacifista della fiaba “massonica” sul passaggio di età e sulla trasmissione del potere (cfr. a questo proposito il bel saggio di Andrea Frullini Mozart e il divieto di successione ) si può considerare legittima, viste le frequentazioni culturali di Mozart e le circostanze in cui l’opera nacque; ciò non toglie tuttavia che ne risulti una lettura semplificata e unilaterale e una messa in scena non sempre convincente, quando personaggi e fatti si connotano di più da un punto di vista realistico-attuale.
Belle certe invenzioni: il cameo bianco-seppia di Pamina, presentato a Tamino dalle tre damigelle, che si anima e diventa il sogno di un ballo…;la bocca di profilo, a tutto schermo della Regina della Notte, che su di un cupo sfondo di guerra gorgheggia la sua disperazione-minaccia; le sequenze fantasiose e spiritose con al centro Papageno…
La rappresentazione, fastosa, rutilante, tra zoomate spericolate e effetti speciali da film di animazione,ha un andamento discontinuo; ma il discorso musicale, a parte qualche limite nel timbro di qualche personaggio ( tutti giovani cantanti, peraltro, e bravi attori ), è tenuto insieme dal maestro James Colon in modo compatto,stringente ed energico.
Infine è pur sempre Mozart: la sua musica sontuosa ha valenze inquietanti e misteriose.
Alla proiezione del film, a cui ho assistito, a Lucca, per iniziativa del Circolo del cinema, il silenzio con cui il pubblico, particolarmente numeroso quella sera, ha prima atteso e poi seguito lo spettacolo, aveva tutte le caratteristiche, come mi faceva notare un’amica, dello stupore e del rispetto di fronte ad un miracolo. E la sensibilità del proiezionista ci ha permesso di riascoltare la spumeggiante ouverture, lungo i titoli di coda, per tutta la sua durata.
IL FLAUTO MAGICO (The Magic Flute)
di Kenneth Branagh
con Joseph Kaiser, Amy Carson, Benjamin Jay Davis, Silvia Moi, René Pape, Lyubov Petrova, Tom Randle, Liz Smith.
Gran Bretagna, Francia 2006. -durata 135 min
Chubby Drunk Slut said,
Marzo 4, 2010 @ 12:21uh.. love this text.