“Intervista a Luisa Gamba, segretaria di edizione” di Susanna Pellis

Sia che si consideri il film un lavoro d’equipe oppure opera di un singolo autore, la sola presenza davvero indispensabile sul set probabilmente è quella della segretaria di edizione: figura responsabile della coerenza del racconto cinematografico, memoria organica dell’intera pellicola, cui la definizione corrente, assai riduttiva (ben più che segretaria, ben oltre la sola edizione), non rende giusto merito. Ho chiesto a Luisa Gamba, che fa questo lavoro da venticinque anni, di raccontarmi le sue giornate sul set. A giudicare dalla complessità dei molti aspetti che deve tenere contemporaneamente sotto controllo, mi sono fatta l’idea che sia proprio il suo, il mestiere più nascosto del cinema.

” Come sei diventata segretaria di edizione?
“Finito il liceo a Padova – dove sono nata nel ’55 – e dopo essere stata un anno negli Stati Uniti, mi sono trasferita a Roma con l’idea iniziale di studiare archeologia, oppure antropologia culturale. Invece ho lavorato per quattro anni come assistente al doppiaggio, con Lewis Ciannelli, per la società anglo-americana A.R.A. In seguito ho conosciuto Salvatore Samperi, padovano come me, che aveva bisogno di un assistente alla regia per il suo film Ernesto. Dopo due o tre film come assistente, dato che la segretaria di edizione di Samperi, Nori Pallottini, si era ammalata alla vigilia delle riprese, l’ho sostituita sul set di Liquirizia (1979) e da quel momento non ho più smesso.

” C’è qualcosa di particolare che ti ha subito affascinato?
“Mi piaceva tantissimo un po’ tutto l’equipaggiamento del ruolo. A cominciare dal fatto di avere il cronometro al collo, un oggetto che ti rende subito identificabile.

” Già, il cronometro: a cosa ti serve?
” Sì, indispensabile fin dalla primissima fase di preparazione: dopo aver letto la sceneggiatura, si passa alla cronometratura del film, che serve a controllarne la lunghezza (in modo che possa essere corretta, se necessario) e che consiste nella lettura – cronometro alla mano, appunto – dell’intero copione. La lettura ad alta voce corrisponde, prendendosi le dovute pause e leggendo anche le descrizioni, più o meno alla durata di quelle che saranno le immagini sullo schermo.

” Che altro fai prima di dell’inizio delle riprese?
“Prima di iniziare a girare si fa la scaletta della sceneggiatura, ovvero un elenco delle scene con la sintesi del loro contenuto (cioè il luogo, se è interno o esterno, se è notte o giorno, quali sono i personaggi e che cosa succede, eccetera). Poi la scaletta va divisa in giornate, che non sono corrispondenti al giorno di lavorazione, ma al giorno nel film, nella storia. L’importanza delle scalette – che infatti vanno ‘a ruba’ – è dovuta al fatto che sul set non si ha il tempo di rileggere il copione; le scalette sono una griglia che consente a tutti i reparti di avere sempre sotto controllo la continuità, la coerenza di ogni aspetto sia all’interno di ciascuna inquadratura che di tutto il film.

” Quali sono i tuoi compiti sul set?
“La mattina, prima di iniziare le riprese, la segretaria di edizione verifica i raccordi con tutti i reparti (scenografia, attrezzeria, sartoria, trucco): si assicura, cioè, che nelle scene da girare tutti gli elementi rispettino la continuità. Sul set inizia anche la stesura del diario di lavorazione, un vero e proprio documento legale, dove va annotato con precisione tutto: l’orario in cui la troupe è stata convocata, l’orario in cui si decide la prima posizione della macchina da presa, quando sono pronti in scena gli attori per provare, quando è pronta la fotografia; quando si prova, quando si gira e quando si passa all’inquadratura successiva; quando si va in pausa e quando si riprende, e l’ora in cui si finisce di girare. Ci va scritto anche se succede qualcosa di particolare, per esempio se inizia a piovere.

” Al contrario della quasi totalità delle persone impegnate su un set, chi fa il tuo lavoro non può certo lamentare la noia delle lunghe attese…
” Ē vero, il da fare non manca. Durante le prove è la segretaria di edizione che, copione alla mano, suggerisce le battute, annotando le eventuali modifiche ai dialoghi. Quando si gira scrive il numero di ciak e lo comunica al ciacchista, cronometra le riprese, soprattutto deve guardare, guardare tutto. E non smette mai di scrivere: la descrizione delle inquadrature, quali sono le scene buone, e le uscite di campo; riempie anche il bollettino di edizione, dove ci sono tutte le annotazioni tecniche che riguardano la pellicola (anche se questo sarebbe più logico lo facessero gli assistenti operatori, come succede all’estero). Probabilmente il termine segretaria di edizione deriva, da un lato, dalla gran mole di lavoro scritto che il ruolo prevede e, dall’altro, dal fatto che queste annotazioni vanno riportate anche sul foglio montaggio, che si consegna a fine giornata e che segnala al montatore l’ordine delle sequenze.

“Da quello che dici si capisce che conosci la geografia dell’inquadratura, sai indicare la posizione della macchina da presa, immagini già il montaggio del film …
“Infatti Samperi ha sempre sostenuto che per imparare davvero come funziona il cinema bisogna fare non l’aiuto regista, ma la segretaria di edizione. Questo ruolo permette di stare vicinissimo alla regia pur essendo un tecnico (cosa che io trovo, in un certo senso, rassicurante): più vicino di chiunque altro perché si sta fra il regista e l’operatore. Ē un mestiere molto particolare, magari privo di grandi velleità artistiche, ma al tempo stesso dove si è a conoscenza di tutto, si segue ogni fase del film. Lo si potrebbe paragonare, forse, al direttore di scena in teatro, che sa tutto della rappresentazione.

” Allora perché in questo ruolo si trovano praticamente soltanto donne, almeno in Italia?
“Intanto, secondo me, perché è un compito per cui occorre una grandissima capacità di concentrazione, che io considero una prerogativa soprattutto femminile; e con ogni probabilità anche per via di questa dicitura ‘segretaria’, che può apparire svilente. Con la nostra associazione (A.I.A.R.S.E. – Associazione Italiana Aiuti Registi e Segretarie di Edizione) stiamo pensando di cambiarla, forse dovremmo adoperare il termine inglese, continuity supervisor

” Le nuove tecnologie sono d’aiuto per il vostro mestiere?
“Ci sono dei software specifici per la formattazione delle sceneggiature, il più diffuso è Movie Magic, che esiste da almeno da quindici anni. Ma ti confesso che io non l’ho mai adoperato: non mi fido troppo del computer, forse perché mi considero della vecchia guardia, preferisco fare tutti i controlli personalmente e scrivere a mano. Mi piacciono le penne, rimpiango quelle straordinarie Parker che si appendevano al collo e ora non si trovano più. Ho una grande nostalgia anche dei copioni rilegati: per me durante la lavorazione di un film la sceneggiatura è sacra, era bellissimo averla sotto forma di libro.

” E le famose polaroid, si scattano ancora?
Sì. Per la verità io adopero una Fuijcam perché la trovo più fedele nei colori, e questo è molto importante per i raccordi di costume. Ma c’è anche una ragione romantica per cui si scattano le polaroid: è bello conservarle, sono un bel ricordo.

da La linea dell’occhio n. 52


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