E’ uno di quei film tradizionali, almeno così mi è sembrato, in cui è significativa lo spessore della storia, non il modo di raccontarla, tanto che talvolta indugia su sequenze, che potrebbero essere ridotte o forse tagliate per rendere il film più essenziale, più compatto, forse più efficace.
Detto questo, Aquarius ha un grande merito cinematografico e anche culturale: rappresentare una donna, donna Clara, che nella sua radicalità (andare alla radice delle situazioni) è insieme poetica e rivoltosa ed è interpretata magnificamente da Sonia Braga, che ne rende in modo sottile le numerose sfaccettature psichiche.
Donna Clara è un critico musicale in pensione, vedova con figli grandi, con un cancro al seno debellato, piacente e ancora desiderosa di far vivere corpo e sensi. Ebbene, ella è rimasta l’unica ad abitare il palazzo “Aquarius”; tutti gli altri inquilini hanno ceduto alle offerte di una società immobiliare, che sotto le apparenze giovanili e suadenti del progettista è al contrario vorace, corrotta e priva di scrupoli.
La grandezza del film è nella determinazione testarda e nello stesso tempo nella chiarezza profonda di donna Clara nel difendere il suo habitat. Sola contro lo strapotere di una immobiliare bene ammanigliata con il potere politico.
Difendere il suo habitat significa rivendicare la sua dignità, la sua memoria, i suoi affetti e forse anche la sua alterità estetica e diventa anche simbolicamente una testimonianza politica , perché la donna non si oppone soltanto alla violenza, ma investiga e scopre ciò che si nasconde sotto l’apparenza.
Ci sono dialoghi di notevole efficacia dialettica. Per esempio tra donna Clara e la figlia, dove la sincerità è cruda, nonostante l’affetto; ma soprattutto con il giovane progettista, uno scontro aspro, dove non ci sono ne’ vincitori, ne’ vinti, ma due diverse filosofie morali dentro cui si nasconde una minaccia incombente.
Il finale è una sorpresa che piacerà, perché è quella vittoria sempre possibile, anche se appariva improbabile, quando ci sono intelligenza, fermezza e valori che la sostengano. E che ad essere protagonista sia una donna è un segno dei tempi.
Un film di Kleber Mendonça Filho.
Con Sonia Braga, Maeve Jinkings, Irandhir Santos, Humberto Carrão, Fernando Teixeira.
Durata 140 min. – Brasile 2016.